Dipinto del Caravaggio raffigurante il "bacio di Giuda"

La rivelazione del tradimento di Giuda

“Non parlo di voi tutti; io conosco quelli che ho scelto, ma bisogna che si adempia questa Scrittura: Colui che mangia il pane con me mi ha levato contro il suo calcagno” (Giovanni 13:18).

È sera, la luce che ha avvolto Gesù durante il suo ingresso trionfale in Gerusalemme nel tripudio osannante della folla, si è affievolita e sta per spegnersi, si avvicina l’oscurità della notte e l’estremo dolore. In quest’ora, nell’approssimarsi della festa di Pasqua, mentre durante la cena dona l’ultimo prezioso insegnamento lavando i piedi ai discepoli, insieme al suo esempio d’amore Gesù indica l’autore del misfatto offrendogli un boccone del suo pane. “Or dopo quel boccone, satana entrò in lui. Allora Gesù gli disse: Quel che fai, fallo presto!” È arrivato il momento già profetizzato, la realizzazione degli eventi nel tempo è subordinata alla sincronia perfetta stabilita dalla volontà di Dio. Il tradimento del discepolo è il tramite stabilito da Dio Padre per abbattere il Figlio e insieme per glorificarlo. La massima profondità dell’abisso del male e della morte tocca lo splendore della risurrezione nell’eternità. “Egli dunque, preso il boccone uscì subito. Era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: Ora il Figlio dell’uomo è glorificato, e Dio è glorificato in lui” (Giovanni 13:30-31).
Giuda, come tanti altri discepoli aveva seguito Gesù; molti scandalizzati dall’insegnamento di quella drastica separazione dello Spirito dalla carne, si “tirarono indietro e non andavano più con lui”, Giuda rimase. Egli tuttavia non credeva, e rimase acquattato in silenzio mentre Pietro, parlando per tutti confessava la fede nel Cristo, Figlio del Dio vivente (Giovanni 6:60-71). La figura di Giuda si delinea così nell’espressione della malafede menzognera, dell’avidità e della violenza. Matteo e Marco pongono il racconto della pattuizione del prezzo del tradimento subito dopo l’episodio del convito di Betania. Giovanni scrive che Giuda dinanzi al dono di Maria del prezioso olio profumato mostrò il suo disappunto: “Perché non si è venduto quest’olio per trecento denari e non si è dato il ricavato ai poveri? Ora egli disse questo, non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro e tenendo la borsa, ne sottraeva ciò che si metteva dentro” (Giovanni 12:5-6).
Insensibilità e freddezza lo contraddistinguono; le rare interlocuzioni tra Giuda e Gesù mettono in risalto incompatibilità, distanza esistenziale e spirituale. Giuda quindi è un calcolatore, non è impulsivo come Pietro, è avido e l’idolo che lo possiede è il denaro. Gli eventi stavano precipitando verso l’arresto di Gesù, il Signore stesso aveva rivelato che avrebbe sofferto molto a causa dei farisei e dei capi religiosi, è probabile che Giuda avesse coltivato il proposito di trarre un ultimo profitto materiale da quella vicenda. Colmò così la sua abiezione. L’opposizione di Giuda appare radicale rispetto alla Parola udita e al corpo del Cristo con cui condivise per lungo tempo intimità. Egli lo chiama "Rabbi", semplicemente maestro, per lui non è il Signore, qual è per i suoi compagni. Nulla però ha imparato, nulla ha accolto in se’, non riconosce al maestro alcun debito di gratitudine. Era tra i dodici quando Gesù li inviò a predicare l’Evangelo e diede loro l’autorità di guarire i malati e di cacciare i demoni, persino di risuscitare i morti. Struggente è l’accostamento tra la tenebra più cupa e lo splendore più fulgido, tra il patto del sangue e il patto del tradimento. Secondo la narrazione di Matteo la rivelazione del tradimento avvenne poco prima della distribuzione del pane e del vino. Erano il corpo e il sangue traditi e venduti. “Allora uno dei dodici di nome Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse loro: Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni? Ed essi gli contarono trenta sicli d’argento” (Matteo 26:14-15).
Dio ci mostra come la più grande lontananza possa manifestarsi nell’apparente più grande vicinanza. Il tradimento è l’amara chiave di lettura della nostra umanità, tutta la storia di Israele è disseminata di tradimenti verso la Legge di Dio. L’ipocrisia o la palese infedeltà, dopo avere ricevuto le sante Parole e innumerevoli benedizioni, furono causa di distruzione e di morte. Più si è vicini al Dio della gloria più la caduta dall’alto è rovinosa e talvolta irreversibile. “Il Figlio dell’uomo certo se ne va secondo che è scritto di lui; ma guai a quell’uomo per mezzo del quale il Figlio dell’uomo è tradito! Sarebbe stato meglio per lui di non essere mai nato” (Matteo 26:24). Non è il rinnegamento di Pietro, la fuga dei discepoli, la debolezza della paura, qui la rottura del patto di lealtà è senza ritorno perché nasce da una differenza irriducibile, dal disconoscimento del dono di Dio, è una lacerazione insanabile. “E Gesù gli disse: Giuda, tradisci il Figlio dell’uomo con un bacio?” (Luca 22:48). È il culmine della simulazione e ne aumenta la crudeltà. Faccia a faccia con Gesù che ha appena svelato il suo vile proposito, Giuda ha risposto con insolente impudenza: “Maestro, sono io quello?” (Matteo 26:25). Solo Matteo ci informa sul pentimento di Giuda (27:3-10) che, dopo la condanna di Gesù restituì i trenta denari con i quali poi verrà comprato il campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. “Gettalo per Il vasaio, questo magnifico prezzo al quale m’hanno stimato!” (Zaccaria 11:13). Non fu però vero pentimento, Dio gli concesse di vedere il suo crimine e questo rese più acuta la sua condanna, ma egli vede il sangue innocente non il sangue del Messia. Se il tradimento di Giuda appare unico e irripetibile perché compiuto contro il corpo fisico del Cristo, la Scrittura ci avverte che l’infedeltà verso il Signore ha ancora conseguenze molto gravi. Un esempio è nella I lettera di Paolo ai Corinzi che esorta a non partecipare alla cena del Signore indegnamente, poiché saremmo colpevoli del corpo e del sangue del Cristo. Gesù ci ha lasciato un grande monito da meditare con timore e tremore nella parabola dei servi vigilanti. Il servo che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non l’ha adempiuta riceverà molte percosse, mentre colui che non l’ha conosciuta se non l’adempie ne riceverà poche. “A chiunque è stato dato molto, sarà domandato molto; e a chi molto è stato affidato, molto più sarà richiesto” (Luca 12:48)

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