Dipinto che ritrae la scena di un uomo in vetta ad una montagna che alza le mani

La perversione di Balaam 

«Essi, abbandonata la retta via, si sono sviati seguendo la via di Balaam, figlio di Beor, che amò il salario di iniquità...» (2 Pietro 2:15).

L’apostolo parla dei falsi profeti e dei falsi dottori che in ogni tempo simulano di servire Dio ma, perseguendo la propria cupidigia, diffamano la Verità e traviano le anime instabili. Sono molto pericolosi. Nella scrittura troviamo diversi riferimenti a questo personaggio emblematico nella sua ambiguità e doppiezza (Libro dei Numeri da cap.22 a 25). Balaam è un indovino, dedito ai sortilegi e viene chiamato da Balak re di Moab per maledire il popolo d’Israele uscito dall’Egitto, vittorioso nelle battaglie quindi temibile, accampatosi vicino al suo territorio. Pertanto il re invia messaggeri recanti la ricompensa. Balaam certo era a conoscenza che quel popolo spargeva fama di essere protetto dal Dio Eterno, era numeroso e prospere erano le sue imprese. Il suo primo grave errore fu perciò di tentare Dio chiedendogli una risposta in merito a quel servizio. A tal fine fece restare i messaggeri presso di lui per la notte. “Allora Dio venne da Balaam e gli disse: Chi sono questi uomini che stanno con te?”
Quando Dio che sa e conosce perfettamente ogni cosa fa una domanda, ciò significa che una situazione si presenta alquanto problematica o irrimediabilmente compromessa. Fu così per Adamo: “Allora l’Eterno Dio chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei?” (Genesi 3:9). Fu così con Caino: “Allora l’Eterno disse a Caino: Dov’è tuo fratello Abele?” (Genesi 4:9). Quando vede Agar, fuggita nel deserto lontana dalla sua padrona Sarai, l’Angelo dell’Eterno le chiede: “Agar, serva di Sarai, da dove vieni e dove vai?” (Genesi 16:8). È come se Dio dicesse: “Per ciò che hai fatto ti trovi lontano da me, dalla mia Volontà”. È necessario comprendere che se siamo lontani da Dio, dalla sua Volontà per la nostra vita, questo ci arrecherà grandi sofferenze. Il pernottare di questi uomini rivelava il desiderio di Balaam di acconsentire alla richiesta di Balak per ottenere la lauta ricompensa. “E Dio disse a Balaam: Tu non andrai con loro, non maledirai quel popolo, perché esso è benedetto”. In Deuteronomio (cap. 28) Dio aveva ricolmato di ogni benedizione il suo popolo in quanto obbediente alle sue Leggi e tutta la Bibbia ci parla di un Dio immutabile, fedele alla sua Parola. L’apparenza mostra un Balaam rispettoso verso la decisione di Dio poiché manda via i messaggeri che però torneranno riproponendo l’affare. La risposta di Balaam è encomiabile: “Anche se Balak mi desse la sua casa piena d’argento e d’oro, non potrei trasgredire l’ordine dell’Eterno, il mio Dio, per fare cosa piccola o grande”. Sembrerebbe una dichiarazione di assoluta obbedienza ma in realtà nasconde doppiezza di cuore e di intenti. Nel seguito degli eventi sarà chiaro che quella dichiarazione rende conto della infinita potenza di Dio di assoggettare ogni esistente alla sua suprema ed eccelsa Volontà. È impossibile resistergli. Balaam prova ancora ad ottenere il permesso di Dio. Dopo tale insistenza Dio gli concede di andare da Balak ma dovrà dire solo ciò che Egli gli suggerirà. È in atto la volontà permissiva di Dio alla quale non dovremmo mai ricorrere se vogliamo evitare un gran numero di guai. Balaam si alzò presto la mattina e si mise in cammino. “Ma l’ira di Dio si accese perché egli era andato; e l’Angelo dell’Eterno si pose sulla strada come nemico contro di lui”. Chi non conosce l’operare di Dio rimane disorientato da tante apparenze contraddittorie. Bisogna sempre andare in profondità per scoprire una meravigliosa coerenza in tutta la Parola. In ogni storia, episodio ed evento narrato Dio è sempre lo stesso e il suo agire si rivela coerente e trasparente a chi desidera conoscerLo. La volontà permissiva di Dio non è approvazione dei nostri disegni personali ma accade che Egli ci permette di metterli in atto, ossia acconsente a non ostacolarli, nella misura in cui non contraddicono i suoi piani. Rimane la nostra lontananza e disubbidienza, l’ostinazione a voler perseguire i nostri obiettivi, il disamore verso Dio e la ribellione nei confronti del suo volere. Simulazione e doppiezza non sono tollerabili da parte di Dio. A questo punto della storia troviamo l’intervento dell’asina parlante che salva la vita di Balaam pur subendone l’azione malvagia delle percosse. “Ecco, io sono uscito come tuo nemico perché la via che batti è contraria al mio volere” dice l’Angelo dell’Eterno. Balaam andrà da Balak con il permesso di Dio ma solo per pronunciare le parole che l’Eterno gli metterà in bocca. Da ora in poi vedremo il susseguirsi di ben quattro oracoli pronunciati da Balaam che saranno, anziché l’attesa maledizione, un crescendo di lodi e di benedizioni per il popolo Israele. “Come posso maledire colui che Dio non ha maledetto?” dirà a Balak, adirato contro di lui. E ancora: “Dio non è un uomo perché possa mentire, nè un figlio d’uomo, perché possa pentirsi”. Infine, gli occhi di Balaam si aprono alla piena consapevolezza della Volontà di Dio per il suo popolo e vengono pronunciate le parole di Genesi (12:2), la grande benedizione che Dio pronunciò nei confronti di Abramo: “Sia benedetto chi ti benedice e sia maledetto chi ti maledice”. L’ultima profezia che Balaam dovrà annunciare sarà contro Moab e raggiungerà la proclamazione dell’avvento del Messia che nascerà dal popolo Israele: “Lo vedo, ma non ora; lo contemplo, ma non vicino; una stella sorgerà da Giacobbe e uno scettro si alzerà da Israele che schiaccerà Moab, da un capo all’altro e abbatterà tutti i figli di Sceth”.
Proseguendo il racconto in Numeri scopriamo che il popolo di Dio, popolo dal collo duro ed insofferente ai consigli del Signore, cadrà nel più orribile dei peccati: “Mentre Israele si trovava a Scittin, il popolo cominciò a darsi alla fornicazione con le figlie di Moab. Esse invitarono il popolo ai sacrifici dei loro dei, il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dei. Così Israele si unì a Baal-Peor, e l’ira dell’Eterno si accese contro Israele”. La sacralità del patto è stata profanata, il primo supremo comandamento che dichiara Dio unico degno di adorazione, è stato calpestato, e l’Eterno risponde animato dalla sua "gelosia". Di quella calamità moriranno ventiquattromila persone, tuttavia per lo zelo di un uomo fedele e consacrato a Dio, Fineas nipote di Aaronne, l'ira dell'Eterno fu placata ed il popolo ebbe una opportunità di ravvedersi e rientrare nella piena volontà di Dio.
Nella terza lettera dell’Apocalisse alla chiesa di Pergamo è scritto: “Ma ho alcune cose contro di te: tu hai colà alcuni che ritengono la dottrina di Balaam, il quale insegnò a Balak a porre una insidia davanti ai figli d’Israele per farli cadere, inducendoli a mangiare cose sacrificate agli idoli e a fornicare” (Apocalisse 2:14). Qui Gesù si presenta come colui che detiene la spada affilata a due tagli, la perfetta Parola di Dio con cui incide nella carne, con precisione e in profondità, per separare la chiara e pura Volontà di Dio laddove si trova in orrenda commistione con i carnali e peccaminosi interessi umani. Veniamo a conoscenza che infine la tanto attesa maledizione venne provocata dal falso profeta che, vinto dalla propria cupidigia, attuò il suo progetto malefico suggerendo inganno e seduzione. “Furono esse (le donne madianite), dietro suggerimento di Balaam, a far peccare i figli d’Israele contro l’Eterno, nel fatto di Peor, per cui scoppiò la calamità nell’assemblea dell’Eterno” (Numeri 31:16). La conseguenza fu che Balaam venne ucciso durante la battaglia che ne seguì. In Esodo (cap. 34) Dio aveva messo in guardia i figli d’Israele dall’unione con i popoli circostanti in quanto altrimenti attraverso le loro donne essi sarebbero stati indotti a prostrarsi davanti agli dei pagani. Inoltre, era stato ripetutamente condannato il peccato di fornicazione poiché espleta l’atto dell’unione coniugale al di fuori dell’ordine stabilito da Dio. Spesso le lettere apostoliche ci ammoniscono nei confronti dei falsi servi di Dio, sopratutto se sono insegnanti, dottori, pastori, che sono chiamati "corrotti di mente, privi di verità, i quali stimano la pietà essere fonte di guadagno". Per guadagno intendiamo non soltanto denaro o beni materiali ma qualsiasi altro beneficio ottenuto attraverso macchinazioni della mente umana scissa dal disegno di Dio. Essi anziché condannare le passioni carnali le tollerano e le giustificano facendole intendere compatibili con la condotta cristiana. Le loro tesi risultano allettanti e chi non sa distinguere per lo Spirito il bene dal male, il vero dal falso è preda di tali uomini infedeli. A questi sono riservate parole durissime nella Scrittura, sono chiamati “onde furiose del mare che vomitano la schiuma delle loro brutture, stelle erranti a cui è riservata la caligine delle tenebre infernali per sempre” (Giuda 1:13). Gesù stesso mise in guardia i suoi discepoli dicendo: “Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Voi li riconoscerete dai loro frutti” (Matteo 7:15-16). Mediante la similitudine dell’albero buono che fa buoni frutti e dell’albero cattivo che fa frutti cattivi, il nostro Signore ci indica la strada del discernimento. Sono le opere, la buona o cattiva condotta che ci rendono edotti circa le qualità interiori di colui che professa l’appartenenza a Cristo. Deformare, utilizzare, distorcere la Parola per assecondare il proprio disonesto desiderio è quanto di più diabolico si possa ordire per sedurre le anime indifese. Inorridiamo davanti alla storia di Balaam poiché la sua concupiscenza fu più forte della consapevolezza che l’ira di Dio si sarebbe abbattuta su di lui. Il discepolo di Gesù, vigilante e prudente, custodirà la propria integrità unicamente ricorrendo alla veritiera Parola di Dio nostra spada è nostro scudo. “Ravvedetevi dunque,” dice il Signore alla chiesa di Pergamo, “altrimenti verrò presto a te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca” (Apocalisse 2:16).

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