Lot e la sua famiglia che fuggono da Sodoma

Ricordatevi della moglie di Lot

"Nello stesso modo che avvenne anche ai giorni di Lot; si mangiava, si beveva, si comprava, si vendeva, si piantava, si edificava; ma nel giorno che Lot uscì di Sodoma piovve dal cielo fuoco e zolfo, che li fece tutti perire. Lo stesso avverrà nel giorno che il Figliuol dell'uomo sarà manifestato. In quel giorno, chi sarà sulla terrazza ed avrà la sua roba in casa, non scenda a prenderla; e parimente, chi sarà nei campi non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot" (Luca 17:28-32)

Parlando del giorno della sua seconda venuta il Signore Gesù diede un serio avvertimento ai suoi discepoli: “Ricordatevi della moglie di Lot” (Luca 17:32). Lot, nipote di Abramo, con la sua famiglia fugge da Sodoma che sta per essere distrutta a causa degli ignobili peccati in essa commessi. “Or la gente di Sodoma era grandemente depravata e peccatrice contro l’Eterno” (Genesi 13:13). Gli angeli inviati sul luogo sollecitano Lot a salvarsi e poiché egli indugia lo prendono per mano e lo conducono fuori della città “perché l’Eterno aveva avuto misericordia di lui”. Il giudizio di Dio si abbatté su Sodoma improvviso e senza possibilità di scampo, così avverrà al ritorno del Signore su tutti gli uomini della terra che lo avranno rinnegato rifiutando il suo sacrificio salvifico. Il giudizio di Dio piomberà fulmineo e definitivo sulla loro tranquilla, vana e ignara quotidianità. Il momento è solenne, Gesù parla ai suoi, non ai miscredenti, non a coloro che lo inchioderanno alla croce, ma a coloro che egli chiama amici, le pecore che il Padre ha affidato alle sue cure. L’effetto di questo monito è dirompente, in esso l’infinita grandezza e autorità, l’altissima maestà di Dio, in esso l’annuncio di un pericolo grave, prossimo e costante sul quale i discepoli di ogni tempo dovranno vigilare con timore e tremore. “Ricordatevi della moglie di Lot”. Gli angeli avevano intimato a Lot: “Fuggi per salvare la tua vita! Non guardare indietro e non ti fermare in alcun luogo della pianura; salvati al monte che tu non abbia a perire!” L’emergenza è grande, bisogna fare in fretta, guardare diritto davanti a se’ e salire al monte. Nella Bibbia la pianura e il monte simboleggiano il luogo facile e agevole della peccaminosa mondanità l’una, il luogo impervio ma consacrato a Dio l’altro. Lot ebbe paura di non riuscire a raggiungere in tempo il monte, chiese perciò di potersi rifugiare in una piccola città poco lontana e ciò gli fu concesso. Incautamente Lot aveva scelto la pianura, separandosi da Abramo, perché appariva fertile e rigogliosa ed era approdato a Sodoma ricco di beni e di servi. Questa infausta decisione ora lo conduce a una fuga precipitosa, privo di ogni bene materiale e persino delle due figlie sposate rimaste a Sodoma a causa dell’incredulità dei loro mariti. “Allora l’Eterno fece piovere su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte dell’Eterno”. In 2 Pietro l’apostolo scrive che le due città furono “un esempio per coloro che in avvenire sarebbero vissuti empiamente, e scampo’ invece il giusto Lot, oppresso dalla condotta immorale di quegli scellerati” (2 Pietro 2:6-7). “Ma la moglie di Lot si volse a guardare indietro e diventò una statua di sale”. La moglie di Lot, della quale non ci è noto neppure il nome, era vissuta circondata da uomini pii, il marito e Abramo, il grande patriarca del popolo ebreo, certamente era solita praticare atti di devozione all’Eterno. Questo hanno notato i vari commentatori, aggiungendo che la sua disubbidienza tuttavia, denota mancanza di fede. Leggiamo in 1 Samuele (15:22): “Gradisce forse l’Eterno gli olocausti e i sacrifici come l’ubbidire alla voce dell’Eterno? Ecco, l’ubbidienza è migliore del sacrificio, e ascoltare attentamente è meglio del grasso dei montoni”. Tutto il carattere della moglie di Lot è in quel tragico voltarsi indietro. Molti hanno visto in lei curiosità, altri il rimpianto per ciò che stava lasciando, il benessere materiale e anche le figlie, forse dei piccoli nipoti. Interiormente divisa e incerta si voltò a guardare indietro e fu trasformata in una statua, fissata in quello sguardo per sempre. Qualcuno sostiene, riferendosi al termine ebraico del voltarsi a guardare indietro, che non solo guardò ma probabilmente cambiò direzione per tornare indietro. Gesù conclude il suo avvertimento con una frase lapidaria che appare come scolpita sulla pietra:”Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà; ma chi la perderà la salverà” (Luca 17:33). Gesù reclama il primato assoluto nella nostra vita, nei pensieri, nei sentimenti, nelle azioni. Altrove (Luca 14:25) il Signore dichiara in modo esplicito: “Se uno viene dietro a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle, e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo”. Dure ed estreme parole, perché riguardano i più cari affetti naturali ma stanno a indicare chiaramente, senza ombra di dubbio ciò che necessita all’opera di Dio. La condizione della salvezza è rinunciare alla centralità dell’”io” attorno al quale tutto ruota nella nostra vita, nei progetti e nei propositi, nell’immaginazione, nella memoria e nella volontà. L’io è un’illusione, siamo soltanto granelli di polvere nell’immensità degli universi. Il nostro valore e il nostro bene sono all’interno del piano di Dio in qualsiasi modo egli vorrà e attraversando qualsiasi percorso egli vorrà, avendo come unico e supremo obiettivo il suo progetto eccelso di salvezza e di gloria. Siamo tessere del suo mosaico, trasportati dal suo Spirito dove egli vuole, se abbandoniamo ogni resistenza dell’io. Nessun legame con il proprio passato ne con l’ambiente in cui si vive e si lavora, nessun legame con ciò che è effimero. Colui che non sa rinunciare a se stesso è come il destinatario dell’unico talento della parabola, sterile e inutile, e perderà la propria vita, gettato nel fuoco per l’eternità. La moglie di Lot era uscita dalla città perversa, aveva seguito gli angeli di Dio insieme al marito e a due figlie, ma ad un certo punto non ebbe la determinazione, il coraggio, la fede per proseguire il cammino, obbedendo all’ordine dell’Eterno. A chi gli chiedeva di congedarsi dai suoi prima di seguirlo, il Signore rispose: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto al regno di Dio” (Luca 9:62).

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